I lager dopo la guerra ? Le rivolte ? La morte di Stalin
Fra la fine degli anni '20 e
l'inizio degli anni '30 i detenuti e i deportati erano impiegati
prevalentemente per colonizzare nuovi territori e costruire grandi impianti
(canali, ferrovie), mentre prima e durante la guerra? i lager divennero luoghi
di isolamento e sterminio.? Ma dopo la seconda guerra mondiale la situazione
mut? nuovamente: i lager e le numerosissime altre strutture di lavoro coatto
svolgevano ormai le pi? svariate funzioni economiche.? Oltre che nella
costruzione di impianti strategici e nella colonizzazione di nuovi territori, i
detenuti erano occupati nella vita economica quotidiana del paese: costruivano
case, sgomberavano macerie, aravano, riparavano strade, cioè lavoravano ovunque
ci fosse bisogno di manodopera non qualificata.? La quantità di detenuti in
lager e colonie cresceva continuamente: all'inizio degli anni '50 il numero
medio annuo degli internati sfiorava i 3 milioni, e se vi si aggiungono i
deportati, questa cifra si avvicina ai 6 milioni di persone.? Alla
"ricostruzione dell'economia" lavoravano anche altri
"contingenti": prigionieri di guerra stranieri (max. ? 2,5 milioni
nel 1946), internati nei lager-filtro di verifica (circa 300.000 rimpatriati
sovietici), ecc.
Tutto questo smisurato esercito di quasi 10 milioni di
lavoratori forzati era rigidamente stratificato: ogni "contingente"
aveva il suo tipo particolare di lager con determinate regole di disciplina.?
E, di conseguenza, proprie strutture amministrative.
Lo stesso processo di rigida stratificazione interessa
in questo periodo tutta la società sovietica, che dopo la guerra assume le
caratteristiche di un sistema "di casta", con una precisa gerarchia,
con funzioni sociali e codici di comportamento regolamentati per ogni gruppo,
corrispondenti ai diritti e alle possibilità dei suoi membri.? I kolchoziani
non possono lasciare il villaggio (viene loro ritirato il passaporto), gli
operai non possono passare da una fabbrica all'altra, lo studente non pu?
cambiare università, e perfino la nomenklatura di partito è limitata dalle sue
stesse norme.? Ne consegue un'infinita proliferazione delle strutture direttive
e un pericoloso aumento del flusso delle informazioni amministrative, che
finisce col portare a un'estrema inefficienza e inadeguatezza economica di
tutto il sistema nel suo complesso.
Un esempio caratteristico di tale tendenza alla
complessità e all'autodistruzione nella sfera dei lager è il destino dei Lager
speciali, che erano stati organizzati nel 1948 per ospitare i "prigionieri
politici particolarmente pericolosi": una decisione squisitamente
ideologica, indipendente da qualsiasi considerazione pratica.? Bisognava
trasferirvi pi? di 200.000 "controrivoluzionari" dagli ITL comuni,
stabilire un regime speciale, creare un sistema di vigilanza straordinario,
aumentare consistentemente il personale amministrativo.? Come risultato,
l'attività di questi lager diventava non solo non redditizia perfino per i
parametri del GULag, ma finiva per gravare pesantemente sul bilancio.? Non
sorprende che questi lager fossero i primi a essere smantellati subito dopo la
morte di Stalin.
L'esistenza stessa di questi lager, evidentemente,
acceler? la crisi e la disgregazione di tutto il sistema concentrazionario
staliniano.? E non solo per la pressione sull'economia del GULag.? Nei lager
speciali erano concentrate le categorie di detenuti pi? attive ed
effettivamente animate da sentimenti antisovietici: "fratelli della
foresta" baltici, militanti nazionalisti ucraini, soldati dell'armata del
generale Vlasov (che aveva collaborato con Hitler), membri di sette religiose
irriducibili, ecc.? Riuniti insieme, ben presto divennero una forza seria e
compatta, che si contrappose all'amministrazione.? I detenuti dei lager
speciali uccidevano i delatori, organizzavano azioni di sabotaggio e
insubordinazione, scioperi della fame.? Nel 1951-52 nei lager scoppiarono i
primi disordini fra i detenuti.? Ma fu con la morte di Stalin che inizi? una
vera resistenza di massa. Nel 1953-1954 nei lager speciali ci fu un'ondata di
scioperi e rivolte.
Cominciavano tutti nello stesso modo: l'uccisione o
l'ingiusta punizione di alcuni detenuti suscitava la protesta spontanea degli
altri.? Poi dalla zona venivano allontanati i rappresentanti
dell'amministrazione e si uccidevano i delatori.? La zona del lager diventava
una fortezza assediata.? Si organizzavano squadre di autodifesa, si eleggeva un
comitato di resistenza, si scrivevano volantini indirizzati ai soldati, si
raccoglievano "armi" (bastoni, pietre, strumenti di lavoro).? Con i
detenuti si tentava la via delle trattative: giungevano commissioni da Mosca,
si chiedeva la consegna degli "iniziatori" e il ritorno alla calma.?
La risposta era solitamente un rifiuto, al quale seguiva l'ingresso delle truppe
nella zona; dopo scontri pi? o meno cruenti la rivolta veniva soffocata, si
fucilavano i capi superstiti e si trasferivano in altri lager i detenuti.? Cos?
si svolsero le insurrezioni nei lager speciali di Vorkuta, della Kolyma, del
Kazachistan e di Noril'sk.
Tale catena di rivolte spavent? a tal punto la
dirigenza del paese, che si decise di riorganizzare il sistema dei lager e
ridurre il numero dei detenuti.? Dal 1954 cominci? un processo di liberazione
in massa e di riabilitazione dei prigionieri politici.
L'epoca di Stalin era finita.? Molti piansero la sua
morte.? Ma il paese nel suo complesso respir? di sollievo.